Esagero se vi dico di avere la pelle d’oca in questo momento? È scontato o addirittura fuori luogo scrivere che un brivido mi attraversa la schiena facendomi vibrare le corde del cuore? Chi segue il mio profilo Instagram saprà che in questo periodo sono impegnata in un’unica lettura: L’amica Geniale. In un mese sono arrivata alla fine della quadrilogia: una lettura vorace mi ha catapultato nel mondo creato da Elena Ferrante, l’autrice misteriosa di uno dei best seller migliori che abbia mai letto, che il Times annovera tra le cento donne più influenti al mondo.
Sono cinque i prodotti partenopei che in questi giorni rappresentano Napoli alla 75esima Mostra del Festival del Cinema di Venezia. In questo istante preciso però, sento fluire in modo particolare il mio interesse verso meraviglioso romanzo dal quale è stata tratta la serie tv prodotta da HBO-Rai. Ho fatto fatica a ricacciare indietro le lacrime guardando il trailer che anticipa le immagini di Lenù (Lenuccia, Elena Greco) e Lila (Lina, Raffaella Cerullo), le protagoniste di una storia feroce e dolce allo stesso tempo. È il racconto di una Napoli che ferisce tanto quanto feriscono questi due personaggi e tutte le persone con le quali vengono a contatto, descritte con una sincerità sferzante, disarmante e necessaria.
Il mondo aveva bisogno di questi romanzi, Napoli ne aveva bisogno per guardarsi allo specchio e capire quanto in realtà non sia cambiata e quanto siano cambiati invece i napoletani: sia nel bene che nel male. Sono fermamente convinta che la “febbre partenopea” degli ultimi anni sia stata scatenata da Elena Ferrante nonostante abbia messo nero su bianco le difficoltà e il malessere di una città avvolta dai tentacoli della camorra e che se provi a tagliarne uno poi ne sbucano altri dieci, anche sotto diverse forme dalla maschera politica a quella di ragazzi perduti che confondono i diritti sacrosanti dei cittadini con la lotta armata.
Tornando al trailer, “Lenuccia e Lila“, le due protagoniste della serie tv, sembrano essere sbucate proprio dal libro. Esattamente così me le immaginavo, nei vestiti, nei colori e nelle ambientazioni che hanno richiesto molto tempo alla produzione del film alla quale va tutta la mia lode. La fiction è stata girato con “tempi da cinema”, quindi lunghi, realizzando così un lavoro meticoloso ed eccellente.
La storia inizia con un giallo, con la sparizione di una delle due protagoniste e da qui la narrazione di un’amicizia nata tra i banchi di scuola. Due bambine molto intelligenti, ma molto diverse l’una dall’altra. Lenù bionda e timida, caratterizzata da uno studio metodico e di ricerca, Lila bruna e con un’intelligenza fuori dal comune che le consente di imparare a leggere e scrivere da sola: quasi come se la loro diversità partisse proprio da quelle antropometriche. Lenuccia è dolce e buona, Lila è cattiva e non ne fa un mistero ma nonostante tutto la piccola Elena si sente attratta dalla sua forte personalità ed è così caparbia da riuscire a farsela “amica”. Si amano e si odiano allo stesso tempo. Sono l’una per l’altra la miglior amica e la peggior nemica ma che si sostengono vicendevolmente per sopravvivere alle angherie di un Rione malfamato che le costringe a difendersi contro tutto e contro tutti, anche dalle loro rispettive famiglie.
Due personalità brillanti, invischiate l’una all’altra, con vicende che si imbrigliano di continuo ai tumulti del cuore e che fanno sussultare e stare in ansia anche il lettore. La descrizione di questa amicizia è così aggressiva e turbolenta che il resto del mondo scompare dietro le spalle delle protagoniste. Tutto diventa secondario tant’è che non nasce nemmeno la curiosità di indagare sulla moda dell’epoca o sui gusti musicali che in questi libri non vengono menzionati. Quando leggo questa storia vorrei non finisse mai e a 50 pagine dalla fine di ogni libro corro subito in libreria per comprare la seconda, terza, quarta uscita per non rimanere senza. La continuità immediata di questa storia diventa necessaria come sembra essere necessaria, o addirittura un’esigenza, l’amicizia tra Elena e Lina: diventa un’esigenza farsi anche del male come in molte e vere amicizie. Dunque non raccontiamoci la storiella dei legami femminili tutta rose e fiori: non esistono ed è solo grazie alle diversità, pure atroci, e al confrontarsi che si superano le difficoltà insieme.
L’amicizia, tuttavia, in un contesto come quello del dopoguerra degli anni ’50, era diversa. Era si un gioco d’inganni, ma è sempre e resterà la più vera. Quella che mi raccontano i miei genitori quando mi dicono “dove si mangiava i 4 si mangiava anche in 5“. C’era solidarietà, l’amicizia vera veniva praticata e non si buttava tutto all’aria per una sciocchezza. Ci si perdonava e si ricominciava anche col veleno in corpo. E l’amore? L’amore era difficile com’è difficile attualmente: ci voleva coraggio sia per rimanere e sia per andar via. Non è vero che il coraggio era di chi restava perché in entrambi i casi il cambiamento avrebbe fatto soffrire e umiliato. C’era la riconciliazione e la felicità velata, quella in cui si fingeva e che in un modo o nell’altro portava alla rovina. La tranquillità era un filo molto sottile tra equilibrio e colpi di testa, proprio come nelle vicenda narrata da Elena Ferrante.
Ma la cosa che ho sempre sperato e che i personaggi della serie parlassero in napoletano e infatti è proprio così. La trasposizione televisiva avrebbe perso la sua anima se i personaggi non avessero parlato nella loro lingua originale. Perché la lingua napoletana consente ai partenopei di rafforzare meglio l’evidenza di un pensiero, di un “fatto”. Lila e Lenù sia da bambine che da adolescenti, riescono a dare freschezza ai loro personaggi tenendo fede a quella sorta di equilibrio tra bene e male, convincendo lo spettatore di sentimenti autentici. Le attrici sembrano molto affiatate e si avverte. La fluidità delle parole di Elena Ferrante prendono forma nei corpi di queste due giovani donne che sono state in grado di cogliere l’essenza di entrambi i personaggi.
L’alchimia è palpabile e forse proprio grazie all’ambientazione e atmosfere impeccabili che riescono a mantenere innocenza e durezza, amore e odio che le attraversa nella descrizione di luoghi che geograficamente hanno tolto entrambi respiro e libertà, dai quali sembrano riuscire a divincolarsi salvo poi rientrarci come per incantesimo o maleficio, perché Lenù e Lila sono questo: sono l’una per l’altra due facce della stessa medaglia; sono lo yin (nero, Lila) e lo yang (bianco, Lenù), sono due metà ugualmente opposte con la maggior concentrazione al centro e sul rispettivo lato. Quando lo yang raggiunge il suo massimo apice comincia inevitabilmente lo yin, proprio come le due protagoniste: dove finisce Lina inizia Elena e viceversa. Le due loro polarità non implicano una divisione yin = male e Yang = bene. L’evoluzione di questi due personaggi, nel susseguirsi di vicende che si consumano in un arco di tempo di circa 60 anni, rappresentano il classico esempio che nessuna cosa può essere completamente yin (cattiva come Lila) o completamente yang (buona come Lenù); ognuna di loro due contiene il seme per il proprio opposto.
Se non si è capito consiglio a tutti la lettura e la visione della fiction! Non ho anticipato granché sulla trama perché dovrete scoprirla da soli. Le prime pagine potranno anche non convincervi, ma proprio le prime eh… perché il sodo arriva subito!
Scheda della serie tv “L’amica Geniale”:
La serie tv sarà composta da 8 episodi dalla durata di 50′.
Arriva in tv ogni martedì a partire dal 27 novembre.
I primi due episodi sono intitolati: “Le bambole“e “I soldi”
Elena Bambina: Elisa del Genio
Lila da bambina: Ludovica
Elena adolescente: Margherita Mazzucco
Lila adolescente: Gaia Girace
Regia: Saverio Costanzo
Produzione: Lorenzo Mieli, Mario Gianani, Domenico Procacci
Porduttore esecutivo: Jennifer Schuur
Soggetto: Elena Ferrante, Francesco Piccolo, Laura Paolucci, Saverio Costanzo
Sceneggiatura: Elena Ferrante, Francesco Piccolo, Laura Paolucci, Saverio Costanzo