Come la volto e la giro qualcuno avrà sempre un’opinione diversa, da ridire, da obiettare e si spera in maniera costruttiva priva di toni violenti e urlanti. Fatta questa brevissima premessa che ha il sapore di “stica**i”, mi piacerebbe parlarvi dell’annosa questione della “Spigolatrice di Sapri”. Chi in questi giorni non si è imbattuto nella notizia o almeno in un meme? Anche chi non conosceva l’esistenza del poeta Luigi Mercatini e di Carlo Pisacane (anche se è grave), si sarà documentato (spero) per dire la sua sui social anche se alla fine della giostra ha intavolato la polemica sbagliata. Perché di questo si tratta! Di una polemica inutile, sterile, visto che la maggior parte degli italiani non conosce davvero il significato e l’essenza delle parole e ne fa un uso eccessivo. Basta che qualcuno pronunci la parola “sessismo” e subito si scatena l’inferno! Ci si sente dei grandi commentatori digitali che forniscono l’input necessario per sfogare il proprio egocentrismo fino alla prossima polemica, senza senso alcuno.
Chi è la spigolatrice?
A questo punto arriviamo al dunque o al sodo, decidete voi! Forse sarò dura e spocchiosa? Può darsi ma vi prometto di sviscerare questa polemica sotto ogni aspetto per toccarne tutte le sfumature e dimostrarvi quanto non abbia ragion d’esistere. Andiamo per gradi (presto presto): la statua de “La spigolatrice di Sapri” è stata commissionata per commemorare uno degli episodi più noti del Risorgimento Italiano, la fallita spedizione di Sapri guidata da Carlo Pisacane con l’intento di liberare il Sud dal dominio borbonico. E cosa fa uno dei poeti contemporanei più importanti? Racconta la spedizione attraverso gli occhi di una spigolatrice che assiste allo sbarco di Pisacane e dei suoi mercenari e, guarda un po’, si innamora proprio del biondo condottiero, decidendo di lasciare tutto e unirsi al gruppo di mazziniani che, purtroppo, verranno brutalmente respinti dai contadini di Sapri armati fino ai denti.
Ma chi è la spigolatrice? Cosa fa, cosa non fa? State buoni buoni che tra un po’ ve lo spiego in quanto è fondamentale per arrivare al nocciolo della polemica. Innanzitutto a urlare contro quest’opera, in cui l’artista ha esaltato soprattutto le natiche, femministe e donne impegnate nella politica hanno chiesto che venisse “abbattuta” (per essere proprio estremiste) quanado basterebbe semplicemente spostarla; è tuttavia un’opera d’arte. La statua è sessista, umilia le donne e compagnia cantante… dicono! ma la spigolatrice è veramente tutto questo? Io non so se debba essere distrutta ma so solo che quando andiamo in spiaggia non solo le donne sfoggiano costumi due pezzi sempre più succinti con tanga e perizoma… quindi per vedere un vero sedere non c’è bisogno nemmeno di internet! Il problema, secondo me, non riguarda il sedere in mostra della statua in bronzo. Il punto è che questo tipo di statua non ha nulla a che fare con la figura della spigolatrice. Innanzitutto, perché è chiamata così? Insomma, in poche parole, durante la mietitura i contadini non raccoglievano le spighe per darle ai poveri, ma erano solitamente le donne, i bambini e gli anziani a occuparsi di questa attività. Immaginate una donna, curva e piegata tutto il giorno mentre raccoglie queste spighe. Sotto al sole, esausta per tutte le faccende che toccavano alle donne e con quei pesanti abiti. Questa immagine appena descritta non trova corrispondenza in questa statua di bronzo, una descrizione che invece trova riscontro nei dipinti ottocenteschi.
Ma l’arte non è libera?
Indubbiamente lo è, ma ci troviamo davanti all’annosa questione del cane che si morde la coda. L’artista dovrebbe essere libero di esprimersi, ma qual è il problema in tutta questa vicenda? Probabilmente il fatto è che si tratta di un’opera commissionata dallo Stato. In ogni caso, è un atto politico che ha un valore storico-monumentale, ed è comprensibile che generi dissenso, considerando che è stata rappresentata in maniera così “seducente” rispetto ai tragici eventi del 1857. È in questo punto che possiamo criticare il contesto in cui è stata realizzata. Tuttavia, se vogliamo trovare una giustificazione, nella poesia dei Mercatini, la Spigolatrice si innamora di Pisacane, quindi c’è sempre un aspetto “amoroso” che può essere utilizzato per giustificare la presenza di quella particolare statua!
A me la cosa che preme dire è che poteva anche scoprire il seno, ma secondo me se l’avesse realizzata una donna (cosa impensabile per le opere pubbliche) le avrebbe conferito almeno un gesto attivo, un movimento. Ciò che mi disturba non è il fondoschiena ma quello sguardo a pesce. Magari un braccio teso, ribadisco, un gesto attivo di una donna che lascia tutto per unirsi alla spedizione. Fagli pure una spiga in mano, qualcosa di riconoscibile. Saranno gusti? ma io tutta questa proporzione non la vedo e non è accostabile minimamente ai Bronzi di Riace. Poi pensate se questa statua un giorno andasse perduta, magari chissà in quale deposito, e secoli dopo i nostri discendenti la ritroverebbero senza una targa o priva qualsiasi descrizione, dubito che riuscirebbero ad attribuirle l’identità di una spigolatrice.
Non ritengo che qui il corpo della donna sia stato sessualizzato. Tuttavia, dobbiamo considerare che si tratta di un’opera d’arte. A mio avviso (anche se potete dissentire), i corpi sessualizzati sono quelli che vengono costantemente mostrati sui social media in profili che promuovono esclusivamente corpi perfetti e spesso ritoccati, senza una vera ragione. Inoltre, recenti studi hanno dimostrato quanto questi standard irrealistici siano dannosi per la psiche degli adolescenti e delle persone che, per assomigliare ai filtri di Instagram, ricorrono facilmente a interventi chirurgici e trattamenti di estetica. Pertanto, prima di parlare del presunto corpo sessualizzato nella rappresentazione artistica delle donne, è importante ricordare l’influenza dei social media e delle norme estetiche imposte, che vanno al di là del contesto della statua della spigolatrice, la quale dovrebbe richiamare un evento storico specifico.
P.S. E poi smettetela con questa finta pudicizia perché quando passate per Verona vi mettete in fila per toccare le minne di Giulietta. E jamm bell, ja!